I dipendenti pubblici diranno addio al posto fisso e all’aumento automatico dello stipendio con gli scatti di anzianità?
E’ quanto prevede la bozza del nuovo testo unico sul pubblico impiego che pare eliminare i due grandi pilastri per i dipendenti statali.
Come riportato dal Corriere della Sera, la cancellazione del posto fisso è prevista a pagina 72 del decreto dei tecnici dell’Esecutivo. Si tratta della norma attuativa più attesa tra quelle collegate alla riforma Madia della pubblica amministrazione, già approvata un anno fa.
Secondo quanto riportato dal decreto tutte le amministrazioni pubbliche devono comunicare annualmente al ministero le “eccedenze di personale” rispetto alle “esigenze funzionali o alla situazione finanziaria”, in sostanza per liberarsi dei dipendenti che la contingenza di bilancio non permette di tenere a carico.
Il documento, precisa, tuttavia, che tali “eccedenze” possano essere spostate immediatamente presso un altro ufficio, nel raggio di 50 chilometri da quello di partenza mediante la mobilità obbligatoria. Viceversa i dipendenti “eccedenti” sono messi in “disponibilità”, ossia non lavorano e incassano l’80% dello stipendio con i conseguenti contributi ai fini pensionistici.
Attenzione, però, perché se entro 2 anni gli stessi non trovano un altro posto, anche con inquadramento più basso o stipendio minore, il rispettivo “rapporto di lavoro si intende definitivamente risolto”.
Un meccanismo in parte similare a quello illustrato sopra, previsto dalla bozza del nuovo testo unico sul pubblico impiego, a livello teorico esiste già. Tuttavia, ad oggi, gli uffici che mancano di comunicare le eccedenze non rischiano nulla, per cui nessuno le precisa. Grazie alle nuove disposizioni, invece, dovrebbe scattare lo stop alle assunzioni con conseguente procedimento disciplinare per il dirigente.
Nonostante gli scatti di anzianità siano già stati congelati per lungo tempo, con le regole del nuovo testo unico vengono, però, eliminati per sempre. Tutti i dipendenti pubblici, infatti, saranno valutati annualmente dai rispettivi dirigenti per il lavoro svolto.
Saranno, poi, queste stesse valutazioni ad incidere sull’assegnazione o meno di un aumento retributivo, variabile a seconda delle risorse a disposizione, che potrà andare a non più del 20% dei dipendenti per ciascuna amministrazione.
In base alla riforma della pubblica amministrazione questa parte delle delega potrà essere esercitata già entro febbraio 2017, e non più entro settembre come più volte annunciato dallo stesso Governo.
La bozza, tra le altre misure inserite, prevede anche:
– l’obbligo della conoscenza dell’inglese come requisito per i concorsi pubblici;
– l’automatica visita fiscale per le assenze fatte al venerdì e nei giorni prefestivi;
– un procedimento disciplinare velocizzato;
– la cancellazione dell’indennità di trasferta;
– il buono pasto reso uguale per tutti (7 euro al giorno).